• di Antonio Rappazzo
  • da “Il Domani” N°10 Novembre 2021

Via il sindaco viva il sindaco. È la regola della democrazia, al di là degli uomini, la Istituzione resta integra e vive senza soluzione di continuità.

Muore,   invece,  la rubrica “Un  Draghi per Noto”, perché oggi Noto – speriamo – il suo Draghi ce l’ha. Un nuovo sindaco, una nuova maggioranza, al termine di una lunga, tormentata campagna elettorale che ha visto, nette e vivaci, contrapposizioni, non di idee, non di programmi, non di visioni del gestire la Città, ma di uomini che il tempo ha reso indisponibili al dialogo.

Noto, e non solo Noto, ma tutti i piccoli e medi centri italiani stanno vivendo la crisi dei partiti politici, pullulano le liste civiche che si formano non attorno alle idee, ma agli uomini che anelano al potere cittadino.

Manca – è mancata – la presenza di un partito organizzato dal respiro nazionale che ha la virtù anche costituzionalmente prevista dall’art. 49 della Carta costituzionale, di accomunare persone in una stessa visione, in una stessa finalità politica per affrontare i temi fondamentali del vivere civile: dalle scelte di programma, alla gestione della società e dello Stato a seguito di regolari elezioni democratiche. L’art. 49 della Costituzione è chiaro: tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Con i localismi, con le liste civiche non si può determinare la politica nazionale; il localismo ti isola, recide il legame con la società nazionale e con i rappresentanti democraticamente eletti e con gli uomini e le strutture del potere centrale e regionale.

A Noto ha vinto un raggruppamento di liste civiche e c’è da chiedersi come i problemi di Noto potranno essere portati alla conoscenza e all’interesse del potere governativo e attraverso quali legami politici. C’è da ritenere che prevarrà l’isolamento e con l’isolamento i temi che interessano la città non troveranno eco nelle centrali del potere dove i problemi confluiscono e trovano soluzione. Anche la lista di candidati, rimasta soccombente, è formata da liste civiche. I soli partiti che hanno resistito allo “annegamento” sono Forza Italia con un sorprendente Sammito, il Partito Democratico con il capolista Tiralongo.

Ecco, il Partito Democratico a Noto ha “segnato il passo” diversamente da quanto registrato in Italia che ne ha colto un risveglio interessante. Il Partito Democratico e Tiralongo, che hanno condotto una campagna elettorale con molta compostezza e con grande dignità, dovranno tentare di coagulare le forze civiche che li hanno sostenute per presentare, nel futuro, un raggruppamento politicamente qualificato, forte, autorevole da potere essere lo strumento di collegamento di Noto con il governo nazionale.

E lo stesso discorso vale per Forza Italia.

La coalizione vittoriosa ha dimostrato una grande capacità organizzativa, ha “montato” una formidabile macchina macina-voti, una sapiente e paziente ricerca di voto su voto.

Attenzione! La eterogeneità delle liste facenti capo a ben individuati personaggi può essere, o trasformarsi, in un boomerang. Figura con il suo 73% è secondo a Miche Accardo che fu eletto anche lui con un risultato “bulgaro” e, poi, finì, come finì, dopo solo tre anni. Una cosa è organizzare il consenso, altra cosa è gestire il potere comunale che richiede la consapevolezza matura  delle priorità delle cose da realizzare. Gestire significa costruire, giorno dopo giorno, il domani, il futuro che è una forma di presente.

Diceva Giovanni Paolo II: “il futuro inizia oggi, non domani”. E Noto di problemi ne ha tanti: il turismo da considerare una industria che va costruita con intelligenza per diventare il volano della crescita economica del Paese; l’acquisizione dei fondi europei del Recovery Fund per acquisire i quali occorrono competenze professionali altamente strutturate, ma anche collegamenti che, allo stato, non ci sono. Poi c’è la tutela del diritto alla salute che a Noto significa mantenere vivo, ed efficiente, ed operativo l’Ospedale Trigona. Risolvere questo tema significa agire anche contro le decisioni regionali ove dovessero permanere, di depotenziamento o chiusura dei presidi ospedalieri periferici.

È la tesi che la rubrica “Un Draghi per Noto” ha sostenuto, suscitando perplessità, critiche più o meno chiare e consapevoli. Ed invece, se c’è la volontà politica della nuova Amministrazione comunale, il problema Trigona, anche contro le scelte di politica sanitaria della Regione Sicilia, può essere risolto. Sono, tanti, gli esempi di realtà sanitarie che “vivono” al di fuori della gestione diretta del Servizio Sanitario Nazionale.

Per non andare lontani, a due passi da noi, c’è Troina che ha creato un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico denominato “Maria Santissima”, ente di rilevanza nazionale, o si guardi alle intese con le università per dislocate cliniche di base, o, sul piano politico, si presti attenzione alle iniziative del Comune di Artena di reazione avverso la politica sanitaria della Regione Lazio che si trova sulla stessa linea di pensiero di quella siciliana.

Il potere costituzionale di sussidiarietà dell’autonomia locale non consente di credere che ci siano problemi insolubili, ove siano legati alla tutela del diritto alla salute, il solo che la Costituzione aggettiva come fondamentale.

Il dubbio c’è ed è uno soltanto: c’è la volontà politica di risolvere il problema del Trigona?

 

Di NBTV