I giovani di oggi non leggono più.

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Troppo facile a dirsi e molto più difficile avere il coraggio di scoprire il perché e di trovare soluzioni. E’ vero ne è passata di acqua sotto i ponti da quando la vera trasgressione era leggere di nascosto.

Leggere in camera con la porta rigorosamente chiusa nelle prime ore del pomeriggio quando invece bisognava mettersi sotto a fare i compiti per prepararsi alle lezioni dell’indomani.

Leggere a scuola fingendo di seguire le spiegazioni mentre da sotto il banco non erano solo le sigarette o i panini sbocconcellati a circolare, ma i libri, quelli di poesia, di politica, i romanzi dei narratori che sui manuali di letteratura non arrivavi mai a studiare e che ti facevano scordare chi eri e dove ti trovavi.

Leggere durante le estati assolate. Sotto l’ombra di un carrubo o di un ombrellone. In campagna o al mare, nelle borse i libri non mancavano mai. Il vuoto della noia si riempiva soprattutto leggendo e ascoltando musica, complice una scansione più lenta del tempo e un’agenda molto meno affollata di impegni incalzanti che concedeva però spazio alla parola scritta e con essa all’immaginazione, alla densità del pensiero, alla fuga nell’Altrove.

Perché invece oggi leggere è diventato quasi il vezzo di pochi? Da cosa è stato rimpiazzato il libro?

Nonostante il mercato dell’editoria appaia florido se non addirittura saturo a causa di una giungla straripante di proposte il tempo-lettura è una riserva indiana di libertà da mille sollecitazioni esterne, la conquista faticosa della concentrazione, uno spazio rubato e dedicato all’avventura interiore e solitaria spesso percepito dagli adulti con senso di colpa come sottile lesione all’essere produttivi sempre e ad ogni costo. La società del Fare piuttosto che dell’Essere.

E per i giovani? Nell’era del digitale e dei social, per la lettura che non sia quella esclusivamente funzionale all’apprendimento, sono davvero tempi duri. Oggi uno studente o una studentessa che legge a scuola nei momenti di pausa fra una lezione ed un’altra è una mosca bianca, mentre la trasgressione al massimo è poter leggere la notifica di una messaggistica durante la spiegazione dei proff. o vedere un reel o un meme su tik tok.

Gli osservatori nazionali sulla lettura e sul libro rilevano abitudini e stimano percentuali, e dopo il tempo delle analisi sociologiche, gli esperti delle neuroscienze si esprimono sulle funzioni del cervello mentre il vasto universo delle biblioteche italiane propone rimedi aprendo le porte a sperimentazioni e ad innovazioni.  Il grande colpevole è lo smartphone, o meglio il suo uso disfunzionale e poco creativo ed il mantra che si ripete è questo: il tempo che prima si dedicava alla lettura è occupato dalla navigazione sulla Rete, dalla vita fittizia di relazione sui social. Ma è davvero così?

Oggi un giovane non può sentirsi solo quasi per definizione, immerso com’è nell’iperconnessione, eppure in realtà è infinitamente più solo, più ansioso, più smarrito. L’esperienza e la maturità ci insegnano che la solitudine prima degli smartphone era un porto da cui salpare verso approdi avventurosi e iniziatici ed in cui incontrare le parole alte della letteratura o della speculazione filosofica o la pura evasione del fantasy.

E’ un fatto certo però che le notifiche continue distraggono e distruggono la concentrazione, il lettore giovane medio surfa sulle notizie che la sua bolla mediatica gli propone e non riesce ad approfondire o a leggere contenuti per più di due minuti. La scuola è chiamata ovviamente subito in causa per correre ai rimedi. Anche perché quelle che tecnicamente si chiamano le competenze di base appaiono fortemente compromesse. Si legge poco, si scrive poco, il bagaglio lessicale si impoverisce ed appiattisce e di conseguenza senza parole il pensiero perde di complessità e diventa elementare e banale. Una nuova barbarie ci attende?   La scuola che sta facendo?

Studi e ricerche degli ultimi anni testimoniano il generale decremento delle competenze di lettura, le difficoltà di orientamento anche delle generazioni cosiddette dei nativi digitali o Zeta, nella complessità informativa del web e la necessità indifferibile da parte della scuola di attuare il curricolo in modo più efficace.

Quest’ottica pone la biblioteca scolastica in una posizione centrale, in quanto per eccellenza luogo deputato alla ricerca e alla creatività, alla relazione, al benessere e alla crescita personale.

La biblioteca come cuore della creatività e della innovazione, il libro come ponte per una comunicazione di altro segno, per l’ascolto più profondo e attento dei bisogni degli studenti e delle studentesse, può essere un buon punto di partenza per far riaccendere nuove scintille e fiamme d’amore per la lettura.

La biblioteca, se vissuta realmente come ambiente educativo e inclusivo, di educazione all’informazione oltre che di promozione della lettura, può creare opportunità di crescita personale, culturale e sociale.

Un’ampia letteratura dimostra come la biblioteca scolastica abbia effetti positivi sulla qualità degli apprendimenti, se viene intesa come ambiente vivo, caldo di umanità e di desiderio di guardare il mondo attraverso la voce di un autore  o il verso di una poesia.

“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”, scriveva profetica Marguerite Yourcenar.

Di Cettina Raudino.

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