Nasim Eshqi: la climber iraniana che sfida le convenzioni e promuove l’uguaglianza
Nasim Eshqi, la prima donna iraniana ad aprire vie alpinistiche e l’unica a praticare l’arrampicata a livello professionale nel suo paese, sta utilizzando la sua notorietà per attirare l’attenzione sulla condizione femminile in Iran.
Nata e cresciuta a Teheran, Eshqi ha dovuto affrontare numerose sfide imposte dal regime islamista. In Iran, le donne che praticano l’arrampicata devono allenarsi in palestre con orari separati e limitati, rispettare un rigido codice di abbigliamento e non possono avere compagni di cordata uomini.
Nonostante queste restrizioni, Eshqi ha perseguito la sua passione per lo sport, iniziando con il kickboxing in segreto e successivamente scoprendo l’arrampicata all’università. La sua carriera l’ha portata a viaggiare all’estero, dove ha sperimentato una libertà sconosciuta in patria.
“Non ha importanza se sei ricco o povero, nero o bianco, iraniano o italiano, donna o uomo, la gravità ti porterà giù con la stessa forza”, afferma Eshqi, sottolineando il messaggio di uguaglianza intrinseco nell’arrampicata.
La svolta nella sua carriera è avvenuta nel 2022, in seguito alla morte di Mahsa Amini, divenuta simbolo delle proteste femminili in Iran. Da allora, Eshqi ha deciso di condividere attivamente la sua storia per sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale sulla situazione nel suo paese.
Attualmente, Eshqi porta avanti il progetto “When Mountains Speak” insieme al compagno Sina Heidariy. L’iniziativa unisce l’alpinismo alla tutela dei diritti umani, dedicando le nuove vie aperte a donne resistenti. Recentemente, la coppia ha aperto una via nel Catinaccio, in Val di Fassa, intitolata “woman-life-freedom” in onore di Mahsa Amini.
Eshqi, che vive come rifugiata politica, continua la sua attività di apertura di vie alpinistiche in numerosi paesi e di insegnamento dell’arrampicata, utilizzando la sua esperienza per promuovere un messaggio di libertà e uguaglianza.
Di Redazione.
Fonte l’ Altramontagna