Elezioni comunali: spazzata via quasi tutta la vecchia amministrazione

  • di Giorgio Giannone
  • da “Il Domani” N°10 Novembre 2021

Aperte le urne e verificati i risultati sono d’uopo alcune considerazioni. In primo luogo – parafrasando il titolo dell’Europeo del 5 luglio 1950 sulla sorte di Salvatore Giuliano – il risultato si può così sintetizzare: di sicuro c’è solo che Figura ha vinto. Per la verità non è autentica neanche questa affermazione perché Figura non ha vinto ma ha stravinto, ed altra considerazione essenziale non è il fatto di vincere o perdere in quanto non siamo in una competizione sportiva, ma il fatto che ottenendo un risultato di oltre il 70% dei consensi sta a dimostrare che la città è unita attorno alla figura del nuovo Sindaco.

Finita la guerra fra guelfi e ghibellini, fra Bonfanti e la sua fazione da una parte e tutto il resto dei netini dall’altra, ora si apre una nuova fase di unità civica dove gli antifigura, come definitivamente sancito dal dato elettorale, risultano una minoranza esigua e quasi settaria, che secondo le dichiarazioni ufficiali del nuovo sindaco saranno tenuti in degna considerazione, in un’ampia visione di governo complessivo di tutta la città, senza esclusioni di sorta.

Mentre il dato  relativo alla elezione del sindaco è certo, chiaro, definito e incontrovertibile non altrettanto evidente e veritiero il dato riguardante la formazione del consiglio comunale a causa della complessità delle operazioni di spoglio accentuate anche dal fatto che alcuni presidenti di seggio hanno dato forfait all’ultimo momento e quindi prontamente ed alla meglio rimpiazzati con altri presidenti spesso alla loro prima esperienza. La conseguenza è stata una incertezza nei risultati dei singoli candidati, una confusione fra risultanze e dati verbalizzati, considerato che alcune sezioni hanno potuto consegnare i plichi, con schede e verbali, solo il giorno dopo e, anche, a seguito di peripezie per trovare le corrispondenze.

Sempre riguardo ai risultati dei singoli consiglieri il dato emergente – che per alcuni ha fatto la differenza – è il voto di genere, che ha penalizzato le “coppie fisse”, dove i due candidati accoppiati sono stati “fedeli” nelle indicazioni di voto agli elettori rispetto a chi magari si è “accoppiato” con tutti o quasi i candidati dell’altro sesso della stessa lista, riportando così risultati non corrispondenti alla cifra elettorale del candidato.

In pratica è anche potuto succedere che candidati con una cifra personale di 80/100 preferenze hanno riportato anche 200/300 preferenze, e per converso candidati con 100/150 preferenze personali reali e veritiere sono rimasti abbondantemente penalizzati e scavalcati.

Dato, questo, che meriterebbe particolare e immediata attenzione da parte del legislatore per dare effettiva corrispondenza fra la volontà dell’elettorato ed il risultato della “competizione”, in quanto se è vero come è vero che la base del principio democratico sono i numeri bisogna far si che sui numeri non possano esserci mistificazioni, giochi e combinazioni tali da falsificare l’esito elettoralistico.

Ultima considerazione da fare è il risultato della compagine di sinistra, anche nella sua variante democratica progressista e riformista che ne è uscita alquanto penalizzata in quanto in questa competizione ha messo in campo la più antica caratteristica: quella della divisione.

Divisa fra le due formazioni in campo, e poi divisa anche all’interno della stessa formazione, come avvenuto nella coalizione del candidato a sindaco Tiralongo, dove a causa della presentazione in liste diverse ha rischiato di uscire dal consiglio comunale e se forse vi rientra è solo per puro miracolo algebrico avendo superato la soglia di sbarramento per circa 5 o 6 voti favorendo gli alleati di quell’abbraccio mortale e cioè gli esponenti di Forza Italia e Udc che si portano un seggio a testa a spese della coalizione.

L’altra componente con Notolibera – che ha condiviso il progetto del vincitore delle elezioni già per le consultazioni del 2016, ha steso con questa il programma, con punti in aggiunta ed emendamenti – con le sue 500 e passa preferenze, non entra in consiglio comunale, ma fa parte della maggioranza di governo costituendo l’unico riferimento in seno all’amministrazione per quel popolo progressista altrimenti fuori da tutto.

Il risultato imporrebbe un confronto al netto dei personalismi, delle ambizioni, e dei calcoli politici per capire le cause della crisi e valutare proposte e soluzioni se possono esserci.

Ma sarà possibile?

Lo dirà il tempo e l’animo degli “uomini” al netto delle proprie debolezze che ne condizionano sempre l’azione e le strategie. In conclusione e al netto delle considerazioni fatte, ci troviamo di fronte un sindaco votato in modo plebiscitario e un consiglio comunale a macchia di leopardo sia in maggioranza sia all’opposizione dove i colori sono talmente mischiati e confusi che è difficile capire ognuno da che parte sta, del perché sta in quella posizione, e se sia una collocazione dettata dalla componente ideologica, dalla condivisione di un programma, per pura convenienza personale o di gruppo.

Di sicuro c’è che il nuovo sindaco è espressione della città intera.                                                                                

Di NBTV