L’ospedale “Trigona” di Noto rientra a pieno titolo nei piani del PNRR. Programmare dopo l’uragano

Occorre puntare su una sanità pubblica forte nelle risposte ai cittadini

  • di Adriano Formica
  • da “Il Domani” N°10 Novembre 2021

L’assegnazione delle risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), traghetta il Servizio Sanitario Nazionale verso il futuro. Si devono urgentemente risolvere criticità con determinazione e migliorare il Servizio Sanitario sia dal punto di vista dell’efficacia che e da quello dell’efficienza per ridurre al minimo l’impatto delle diseguaglianze sociali tra le persone che accedono al sistema della salute.

Il Covid ha portato a galla tutte le falle di questo sistema e la più grande è stata pagata dai cittadini con la loro pelle. Inutile ricordare gli errori del passato, ma nello stesso tempo questi errori ci permettono di non sbagliare ancora, di dire la verità che deve essere un requisito indispensabile per riprendere un dialogo propositivo con tutti i cittadini e con le altre comunità vicine a cui siamo legati non solo dalla storia ma dall’esigenza di potenziare, migliorare, integrare la sanità nella nostra provincia comprensorio sud.

La partita da giocare è solo iniziata! Abbiamo questa volta un giocatore in più, il PNRR che ci permetterà di riparare i danni degli anni trascorsi e ci permetterà di avere il cittadino al centro delle attenzioni con un’integrazione ospedale-territorio. Gli investimenti non mancheranno ma perché tutto diventi una bella realtà è necessaria la messa a terra di progetti concretamente attuabili.  Il PNRR è un piano Nazionale di ripresa e di resilienza approvato dalla Commissione Europea che rappresenta dunque un’occasione per dare un nuovo volto al SSN in particolare per quanto riguarda la medicina territoriale.

Ha una durata di cinque anni, tempo breve in cui occorre definire progetti e attuare una pianificazione tra le Regioni e le politiche nelle singole Aziende Sanitarie Locali.

Non è scontato il successo, ma per ottenerlo si richiede grande coesione di intenti da perseguire con forte impegno e creando collaborazione. La missione 6 del PNRR, quella dedicata alla Sanità si divide in due componenti:

  • potenziamento dell’sssistenza territoriale con la creazione di ospedali di comunità, miglioramento e potenziamento dell’sssistenza domiciliare e della telemedicina
  • rafforzamento del capitale umano e digitalizzazione

L’Ospedale rappresenta tradizionalmente il baricentro del SSN; la rete ospedaliera si caratterizza per un numero elevato di piccoli ospedali che devono essere attenzionati garantendo sicurezza ed efficacia perché possano rappresentare una piattaforma logistica di competenze quindi vanno messi in rete promuovendo specializzazioni e accorpamenti con le strutture territoriali.

Il Decreto Rilancio prevede un ridisegno dell’offerta ospedaliera con una specifica attenzione al COVID-19 con la finalità di far trovare pronta la rete ospedaliera in termini di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva. Si assisterà al mantenimento di tutte le strutture ospedaliere di I° e II° livello che sono quelle dotate di unità di terapia intensiva e si assisterà al mantenimento di piccoli ospedali sotto forma di presidi ospedalieri in particolar modo quelle strutture “in odore di eccedenza” che hanno fatto la loro parte e che la fanno ancora in occasione della pandemia.

Ma per fare un salto di qualità occorre partire sempre dai dati che servono e quelli che servono di più riguardano il personale che già oggi manca.   Basterebbe un’analisi del fabbisogno di specialisti delle diverse discipline per scoprire che mancano i medici delle urgenze, rianimatori ma anche i neurologi, gli  pneumologi, i neonatologi. Per non parlare del personale infermieristico, dei tecnici, degli ostetrici. I nostri ospedali si contendono gli specialisti e il personale del comparto e non appena scatta un evento imprevedibile si ricorre a soluzioni di emergenza come turni forzati, chiusura dei reparti, pronta disponibilità etc. A che serve dunque un ospedale di maggiore complessità che non sarà in grado di funzionare perché mancano i professionisti?

A che serve un mantenimento di un ospedale che avrà un funzionamento affannoso e a rischio?

A che servono ospedali che non saranno in grado di dimettere perché i servizi territoriali non potranno garantire per carenza di personale la presa in carico domiciliare?

C’è una grande fiducia sul PNRR, convince, ma non c’è in esso soluzione per tutto. Preoccupa la carenza di personale e per quanto riguarda la Telemedicina e la digitalizzazione significa inventare processi nuovi e investire sul capitale umano anche in termini di formazione.

Alla luce di tutto ciò l’ospedale di Noto rientra con diritto alle giuste attenzioni da parte del PNRR e dell’Assessorato alla Salute.

Potrebbe diventare un ospedale di specializzazione così come prevede il Decreto Rilancio per quelle Unità Operative carenti in Sicilia e in particolar modo nella nostra provincia tipo malattie infettive e pneumologia che sono risultati indispensabili e vincenti nelle varie ondate di pandemia.

Altresì l’ospedale “Trigona” in base alla sua allocazione e capacità logistica potrebbe accogliere clinica private tali da garantire quelle specialistiche non presenti o non sufficienti nella zona sud della provincia. Occorre una Sanità Pubblica forte nelle risposte ai cittadini che facilmente potrebbe integrarsi con il privato.

Di NBTV