E fu così che la chiesa di San Domenico, simbolo del barocco netino e da parecchi anni ormai assurta per colpa dell’incuria degli umani a simbolo del degrado, tornò a risplendere!
Amiche e amici che ci state leggendo, vi prego di frenare l’entusiasmo eccessivo. Non è che come per incanto i lavori siano stati completati, il cantiere infinito chiuso e i ponteggi finalmente rimossi. La mia cara nonnina avrebbe esclamato sorridendo sorniona “Troppa grazia, Sant’Antonio!”, diciamo però che quantomeno la sporcizia, le erbacce, la ferraglia abbandonata da cantieri precedenti, non ci sono più. E’ tutto in ordine e quando passeremo davanti al magnifico monumento non dovremo arrossire di vergogna alla vista dei turisti che sconcertati fotografano lo scempio, a voler significare <<Guarda un po’ questi notigiani! Hanno un bene architettonico dal valore inestimabile e non se ne curano!>>.
In fondo è stata una piccola cosa, direte ma permettetemi di ringraziare il sindaco Corrado Figura che nell’ambito di Puzzle ritratti a lui dedicato, durante la nostra chiacchierata, non se l’è fatto ripetere due volte impegnandosi perché il sito fosse risanato entro giugno. Quanto al cantiere, dovrebbe ripartire presto e la variante sarebbe già stata presentata.
Cambiamo argomento. Certo che Noto è una città piuttosto impegnativa. Sistemata provvisoriamente la questione riordino della chiesa di San Domenico che continueremo ad attenzionare, un’altra tegola stavolta bella grossa è caduta sulla testa dei cittadini ritrovatisi senza acqua. Colpa dell’Enel, dicono, che facendo dei lavori tra l’altro molto importanti per la collettività, ha tranciato tubi a tinchitè.
Una domanda sorge spontanea: ma come si è potuto fare un danno del genere con i macchinari messi a disposizione delle imprese? Un tecnico mi ha spiegato che in effetti è incomprensibile in quanto <<la talpa>>, una sonda molto avanzata, consente di guardare in profondità. Perdonate la battuta ma proprio una… talpa dovevano usare per fare questo lavoro?
Ad ogni modo gli errori umani sono contemplati così come problemi al macchinario. Non dovrebbe accadere ma se succede amen. Quello che però non riesco proprio a capire è come sia stato possibile che questo lavoro fosse fatto a meno di un mese dal rifacimento della strada che porta a quel che resta dell’ospedale Trigona, per il motivo nobile di consentire il passaggio del giro
d’Italia. Non ci dovrebbe essere una programmazione degli interventi oppure si decidono express?
Basta così! Non voglio intristirvi. Che ne dite se parliamo dei tonni che a dispetto del caldo, stanno arroventando gli animi dei facebucchianni della zona Sud?
Ma quali tonni? Vi starete chiedendo. Suvvia, l’istallazione a lato di Palazzo Ducezio ad opera del maestro Sergio Fiorentino e denominata “Migrazione dei tonni”.
Come al solito, complice la calura infernale, si è aperto il dibattito: <<Mi piace – Non mi piace! – Che c’entra col barocco? – Non sarebbe meglio piazzarli a Balata o a Lido? – Ma la Soprintendenza è stata consultata? – Perché i tonni sono messi in verticale mentre prima erano in orizzontale?>>.
In effetti perché? Me lo sono chiesta anch’io. Quei tonni che sembravano galleggiare nell’aria mi piacevano di più. Chiederò lumi al maestro e vi saprò dire.
Ciò detto però, trovo un po’ stucchevoli queste disquisizioni su un’opera d’arte che ovviamente può anche non piacere ma è pur sempre un’opera realizzata da un artista di grande spessore che ha scelto di vivere a Noto e che in tanti ci invidiano.
Intanto però le problematiche che meriterebbero ben più della semplice indignazione, (una guardia medica turistica ridotta ad appena 42 ore settimanali e con un PS a mezzo servizio tanto per dirne una) non ci fanno ribollire il sangue come ci si aspetterebbe.
Cetty Amenta