La Prima Bicicletta e la Prima Auto a Noto

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La prima bicicletta fu introdotta a Noto dal barone Antonino di Granieri. Era molto diversa dalle biciclette odierne: la ruota anteriore era enorme, mentre quella posteriore era minuscola. Non avendo la moltiplica, pedalare risultava molto faticoso e la velocità era limitata, così come la distanza percorribile. Questo veicolo, destinato a diventare così popolare, inizialmente era solo un lusso per signori, che si facevano ammirare sia per la novità sia per la capacità di mantenere l’equilibrio su due ruote. La bicicletta divenne popolare e si diffuse rapidamente quando si ebbe l’idea di costruire le due ruote di uguale diametro e di aggiungere la moltiplica.

Anche la prima automobile fu introdotta a Noto dallo stesso barone di Granieri. Era molto diversa dalle auto attuali: scoperta, con sedili scomodi e schienali molto bassi che costringevano a stare in posizione eretta. Aveva enormi fanali tipo carrozza, una tromba a soffietto con la pera sul volante e un motore a due cilindri che non permetteva grandi velocità. Si azionava con una manovella anteriore e, essendo scoperta e le strade non asfaltate, sollevava enormi nuvole di polvere che venivano respirate dagli stessi automobilisti.

Il barone di Granieri fu il primo a portare a Noto un’automobile moderna con motore a scoppio, inventato da Eugenio Barsanti. Tuttavia, ebbe un precursore con un altro tipo di automobile: quella a vapore. La macchina a vapore, inventata nel 1707 da Dionisio Papin, era stata applicata nel corso dell’Ottocento a grandi mezzi di trasporto come navi e convogli ferroviari. Si tentò di applicarla anche a veicoli singoli, ma tutti i tentativi fallirono per varie ragioni.

Nella seconda metà dell’Ottocento, un ingegnere di Catania riuscì a costruire un’automobile a vapore che raggiungeva una velocità di quindici chilometri all’ora. Con essa, coprì con successo il percorso da Catania a Noto, ma una volta giunto a destinazione, il motore si arrestò e non fu più possibile farlo funzionare. A Noto, non essendoci officine meccaniche, l’ingegnere avrebbe dovuto riportare l’automobile a Catania per la riparazione, ma non avendo i mezzi per farlo, la macchina rimase abbandonata per molti anni nell’atrio del palazzo Astuto. Infine, fu venduta come ferro vecchio.

Di Redazione.

Da Cosette di Storia Netina di Corrado Coppa

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