Immaginando una passeggiata lungo il “Cassaro”.

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Raggiungendo Noto con le sue costruzioni settecentesche ci appare un magnifico panorama contornato dal verde perenne. Ci inoltriamo tra le costruzioni che non sono sorte a casaccio: Noto è una grande adunanza di cupole dorate, di volute, di torrette e di grandi pianori. Essa è la città ideale, la città modello del suo tempo poiché nessun’altra città è stata progettata così bene da farne un capolavoro.

Camminando si ha l’impressione di essere in una grande città: i suoi pubblici edifici sono così imponenti e così numerose le sue chiese, i palazzi, i monasteri e gli archi trionfali da farla sembrare molto più grande e importante. A Noto si è costruito per l’eternità.

A largo Pantheon è sita la Regia Cantina sperimentale, ente morale consorziale autonomo Noto, dove si producevano vini rossi da taglio, vini da pasto, il moscato- Eloro, l’Arzente (Cognac) e uve da tavola.
Dalla “Flora” o giardini pubblici, imboccando il viale centrale, si arriva alla Porta Ferdinandea nota come porta reale. Attraversandola ci incamminiamo lungo il Corso Vittorio Emanuele o Cassaro che è l’arteria principale della città dove si svolge la vita della popolazione.

Qui un tempo, come ai giorni nostri, vi erano negozi di ogni genere, caffè, bar, ristoranti, alberghi.
All’inizio del corso a sinistra sorgeva il negozio di tessuti del sig. Ingala che conoscevo personalmente. Di fronte si trovava la bottega di un bravo sarto, il signor Pricone.

Procedendo lungo la strada, si raggiungeva il negozio di scarpe del signor Iacono e poco più avanti la sala da barba di Pietro che a quel tempo fungeva da punto di ritrovo di amici e conoscenti.

Ove prima vi era la farmacia della signora Rossi che l’aveva acquistata dalla vedova del farmacista Micale, successivamente si trasferì il farmacista Cantelli. Quest’ultimo dovette, poi, lasciare l’edificio per problemi strutturali, spostandosi in un locale accanto al negozio di tessuti della signora Viola.

Proseguiamo ricordando, in Piazza Municipio, al civico numero 11 il Bar Gelateria di Giovanni Genovesi “Specialità gelati e dolciumi”. Menzioniamo, ancora, al civico numero 88 l’emporio del signor Passarello “Radio, apparecchi fotografici, lampadari, macchine da scrivere, cancelleria e articoli vari”.

Giungiamo al civico numero 100 dove era situato il “Gambrinus bar” di Francesco Fichera “Specialità dolci, confetti, pasticcini e gelati”. Al civico numero 101 trovavamo “Fabbriche acque gassose, seltz e gelateria” di Salvatore Passanisi. Annoveriamo, inoltre, i fratelli Adragna: “Parrucchieri per signora: diplomati alla scuola di Vienna”.

Al civico numero 131 erano situate l’attività del signor Mario Pandolfo e figlio “Specialità torrone alla mandorla e al pistacchio” e la cartoleria Di Giovanni. Infine, poco più in là si trovavano il negozio di “Articoli per bambini” della signora Meli e l’indimenticabile merceria del signor Burlò.

Sicuramente avrò tralasciato alcune attività, ma sono certa che leggendo questo articolo tanti di voi le ricorderanno perché i ricordi vivono nel limbo della vostra storia.

di Enza Oddo.

PS: Proprio di fronte il bar Milano ora Mammarancina, nel 78 acquistai la cartoleria del signor Emanuele Belfiore e aprii un’attività tutta mia, un negozio unico nel suo genere dove vendevo le cose più bizzarre e originali. In molti lo ricordano ancora. Si chiamava Cechirò da Cetty, Chiara, Roberto, Rossella. Quanti ricordi magnifici ho di quel periodo!
Grazie Enza per averci donato questo Amarcord

Cetty Amenta.

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